Scarico acque reflue

Scarico acque reflue industriali e domestiche: differenze e autorizzazioni

Le attività industriali e domestiche producono, ogni giorno, acque reflue, diversamente dette di scarico, provenienti da utilizzo umano, industriale, domestico o agricolo, che contengono sostanze organiche o inorganiche potenzialmente dannose per la salute e l’ambiente. 

Continua a leggere l’articolo e scopri come vengono trattate e depurate!

Cosa sono le acque reflue e che cosa causano?

Le acque reflue appartengono ad una categoria di acque che, dopo l’utilizzo, non possono essere riversate nell’ambiente in modo diretto ma necessitano di adeguati interventi di depurazione. Infatti, le acque di scarico, se non trattate, possono essere causa di gravi danni ambientali e rappresentano un grande rischio anche per la salute dell’uomo.

Esse sono infatti una delle principali fonti di inquinamento. 

Sono esclusi dalla definizione di acque di scarico i rilasci previsti all’articolo 114, ovvero: le restituzioni di acque utilizzate per scopi idroelettrici, irrigui, o derivanti da sondaggi o perforazioni diversi da quelli relativi alla ricerca ed estrazione di idrocarburi.

Normative scarico acque reflue

Le normative che regolano il trattamento delle acque reflue in Italia sono tre:

  • D.Lgs. 152/1999: contiene il principio fondamentale in materia di trattamento di acque reflue, predisponendo che “tutti gli scarichi devono essere autorizzati”.
  • D.Lgs. 152/2006 – Testo Unico Ambientale: in accordo ai principi espressi nel precedente decreto, fissa i valori massimi degli scarichi in funzione delle differenti tipologie di acque reflue: urbane, domestiche e industriali.
  • 20 novembre 2017, 167 – Legge europea 2017: introduce regole rigide rispetto al monitoraggio delle sostanze inquinanti e nuove disposizioni sulla diffusione dei dati da parte delle autorità di controllo.

Classificazione delle acque reflue

Si possono distinguere diverse tipologie di acque reflue, domestiche, urbane e industriali caratterizzate da proprietà differenti in relazione alla provenienza (es. insediamento residenziale, agglomerato urbano o stabilimento industriale).

Qui di seguito le tipologie di scarico previste dalla normativa in vigore (art 74 comma 1 D.Lgs. 152/06 e regolamento regionale n° 04/06).

Domestiche

Provengono da insediamenti di tipo residenziale e da servizi e derivano, prevalentemente, dal metabolismo umano e da attività domestiche. 

Industriali

Si definiscono industriali le acque reflue scaricate da edifici o installazioni in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni.

Urbane

Sono le acque contenenti residui metabolici (feci e urine), provenienti da attività domestiche e dal dilavamento delle strutture urbane.

Meteoriche di dilavamento

Si intendono tali le acque che cadendo al suolo per effetto di precipitazioni atmosferiche non subiscono contaminazioni di sorta con altre sostanze o materiali inquinanti.

Acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne

Il termine si riferisce a ai primi 5 mm di pioggia che si depositano su parcheggi o piazzali di attività pubbliche: benzinai, autolavaggi, centri logistici, industrie, etc.

Chi raccoglie e controlla gli scarichi fognari?

La Provincia o la Città metropolitana sono le autorità a cui compete il controllo degli scarichi in ambiente e ad esse spetta il rilascio delle relative autorizzazioni.

Come vengono smaltite le acque fognarie 

Quando parliamo di trattamento delle acque reflue, o depurazione, ci riferiamo al processo di rimozione dei contaminanti da un'acqua di origine urbana o industriale.

La depurazione varia in base al tipo di acque da trattare: le acque reflue provenienti da scarichi civili oppure industriali presentano, infatti, diverse concentrazioni e tipologie di inquinanti e necessitano pertanto di trattamenti diversi. La depurazione delle acque reflue industriali è strettamente legata al tipo di inquinante correlato all'attività svolta dell'industria, mentre la depurazione delle acque reflue civili è standardizzata in processi ormai noti, in quanto le tipologie di inquinanti e le loro concentrazioni vengono analizzate frequentemente, da tempo. 

Il D.lgs. 152/2006 regola la depurazione delle acque reflue e i limiti da raggiungere affinché le acque reflue depurate possano essere reimmesse in natura sotto forma di scarico. 

Il decreto indica tre tipologie di trattamento:

  • Trattamento primario o pretrattamento
  • Trattamento secondario
  • Trattamento terziario

Tra i trattamenti primari si individuano le unità di:

  • Grigliatura
  • Dissabbiatura
  • Stacciatura
  • Sedimentazione primaria

Le unità che caratterizzano il trattamento secondario invece sono:

  • Reattore biologico
  • Sedimentatore secondario

La depurazione delle acque reflue avviene attraverso due fasi principali volte ad eliminare le sostanze tossiche dai rifiuti liquidi, attraverso una trasformazione in fanghi.

I fanghi ottenuti, non essendo ancora totalmente puri e privati di sostanze nocive, vengono sottoposti ad ulteriori trattamenti e, successivamente, smaltiti attraverso discariche dedicate, oppure impiegati nel settore agricolo o conferiti presso impianti di compostaggio. Gli impianti di trattamento e smaltimento delle acque reflue vengono solitamente gestiti da aziende private, che hanno il compito di seguire i trattamenti impiegando tecnologie adeguate e personale specializzato, effettuando analisi preventive che classifichino i rifiuti e le lavorazioni ad essi correlate. 

Gestione dello Scarico acque reflue sul suolo e sottosuolo

Gli scarichi nel sottosuolo, provengano essi da attività civile o industriale, sono vietati; quelli su suolo o strati superficiali del sottosuolo sono normalmente vietati ad eccezione degli scarichi domestici (RR 3/2006) oppure di quelli derivanti da attività industriali o urbane.

Scarico su corpi idrici in superficie

Un corpo idrico rappresenta acque superficiali, e più precisamente: un lago, un torrente, un fiume, un canale, un bacino artificiale, o una parte di essi. Lo scarico su corpi idrici in superficie è vietato.

Scarico nel sottosuolo

Gli scarichi nel sottosuolo derivanti da qualsiasi attività civile o industriale sono categoricamente vietati.

Limiti scarico acque reflue 

È fondamentale un impegno costante nella gestione tecnica e procedurale del rispetto dei limiti tabellari relativi alle acque di scarico prodotte da attività civili e industriali, nonché il controllo e la corretta conduzione degli impianti di depurazione, il trattamento e l’uso razionale delle acque di processo.

La disciplina degli scarichi viene trattata nella parte terza, tit. III, capo III del D.Lvo 152/06 in cui, nell’allegato 5 si riporta:

  • tabella 1 e tabella 2 i limiti per acque reflue urbane che recapitano in corpo idrico superficiale (CIS) e aree sensibili; 

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  • tabella 3 i limiti per acque reflue industriali che recapitano in corpo idrico superficiale e fognature; 
  • tabella 4 i limiti per acque reflue urbane e industriali che recapitano sul suolo.

Limite emissione acque reflue urbane industriali

Quali scarichi devono essere autorizzati e durata

In ogni caso, è permesso lo scarico su suolo o strati superficiali del sottosuolo di eventuali scaricatori di piena, delle acque meteoriche raccolte attraverso fognatura separata, di quelle provenienti dalla lavorazione di rocce native oppure dalle acque derivanti dallo sfioro di serbatoi idrici.

Autorizzazioni scarico acque reflue: procedimento

Anzitutto occorre precisare che il c. 4 dell’art. 125 dispone una espressa deroga: “… gli scarichi di acque reflue domestiche in reti fognarie sono sempre ammessi nell’osservanza dei regolamenti fissati dal gestore del servizio idrico integrato ed approvati dall’Autorità d’ambito”.

Ciò significa che qualsiasi opera di scarico deve, necessariamente, essere approvata dall’Autorità di ambito: il procedimento di autorizzazione dello scarico (salvo diversa disciplina regionale) è di competenza della provincia laddove lo scarico sia una pubblica fognatura. 

L’autorizzazione è prevista entro 90 giorni dalla ricezione della domanda, come da art.124 co.7.

La validità dell’autorizzazione è di 4 anni dal rilascio mentre, un anno prima della scadenza, è necessario il rinnovo. Ciò permette di mantenere lo scarico anche dopo il quadriennio, nel pieno rispetto delle prescrizioni contenute nella precedente autorizzazione. 

Attenzione: questo principio non è applicabile agli scarichi di sostanze pericolose, come previsto dall’art. 108.

Infatti tali scarichi possono essere rinnovati in forma espressa e non oltre sei mesi dalla scadenza, trascorsi i quali “lo scarico dovrà cessare immediatamente”.

Acque reflue domestiche

Gli scarichi di acque reflue domestiche e assimilate su territorio comunale che non possono allacciarsi o non sono serviti da una fognatura pubblica devono essere autorizzati dal Comune come previsto dal Decreto legislativo 03/04/2006, n. 152, art. 124.

Acque reflue industriali 

L’autorizzazione delle acque reflue industriali, ovvero l’AUA ( Autorizzazione unica ambientale) viene rilasciata dalla Città Metropolitana attraverso lo Sportello Unico delle Attività Produttive (SUAP) di riferimento per il Comune in cui è ubicato l’insediamento produttivo.

Nota: Come previsto dall’art.47, gli scarichi prodotti da alcune specifiche attività, vedono applicati particolari limiti, da richiedere preventivamente al Servizio Ambientale SMAT.
Anche per questa tipologia di scarichi deve essere richiesta l’AUA alla Provincia di Torino in base ai riferimenti sopra riportati.

Acque reflue assimilabili a quelle domestiche

Le acque reflue industriali possono essere assimilate alle acque reflue domestiche come previsto dalla legge, ex art. 101 del D.Lgs. 152/2006, o laddove lo scarico rispetti i limiti quali-quantitativi previsti dalla Tabella 1 della DGR n° 1053 del 09/06/2003.

Gli scarichi di acque reflue industriali assimilate alle acque reflue domestiche per legge che recapitano in pubblica fognatura sono sempre ammessi e pertanto non sono soggetti al rilascio della relativa autorizzazione, purché conformi alle prescrizioni del Regolamento comunale dei Servizi e degli Scarichi nelle Pubbliche Fognature e al Regolamento dell’Autorità d’Ambito.

Sanzioni Scarichi abusivi acque reflue

L’art.137 del T.U.A. sancisce che: chiunque apra o effettui nuovi scarichi di acque reflue industriali, senza autorizzazione o con autorizzazione sospesa o revocata, è punito con l’arresto da due mesi a due anni o con una sanzione pecuniaria che va da un minimo di €1.500 a un massimo di €10.000. 

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